Cessate le liturgie presenzialiste, messi da parte i registri delle officializzazioni, dove falangi di espertologi e non, istituzioni e non, si sono ascritte a futura memoria, certificando cosi “l’io c’ero“, l’Ordine degli Psicologi, volutamente assente nell’arena del chiacchiericcio inutile, ha voluto intingere il pennino nell’inchiostro giusto, in punta di piedi, sommessamente, con rispetto.
Il nostro impegno? Rimanere con costanza, intelligenza ed in modo propositivo sul pezzo ad impedire che i riflettori si spengano.
Dr. Fortunato Campolo – Presidente Ordine Psicologi Calabria
RICORDANDO MELITO PORTO SALVO (RC)
La Calabria che non ti aspetti. O forse sì.
Cambiano i nomi, i contesti, i racconti ma rimane ciò che nessuno di noi vorrebbe mai ascoltare. Oggi come ieri nella nostra terra si è consumato e contestato l’ennesimo caso di violenza su una giovane donna. Media, istituzioni, esperti e soprattutto gente comune ha trasformato il suo personale sentire in fiumi di inchiostro ed interviste chiarificatrici per provare a fare spazio al concetto di violenza sulle donne e sui minori in una terra spesso silenziosa e pronta a battersi il petto.
I segnali, per chi lavora nella relazione d’aiuto, sono tanti e rumorosi, talmente tanti da lasciarci quasi attoniti e stupiti all’ennesima notizia di cronaca.
Credo che si sia creato in tutti noi, uno spazio altro, dove ognuno ha continuato a vivere la sua quotidianità, decidendo poi di relegare ad un evento giornaliero, ciò che invece necessita di costanza, impegno e assunzione di responsabilità. Si, perché le responsabilità ci sono e sono tante. E non parlo solo di chi è stato direttamente coinvolto in un’azione così drammatica, ma di chi per anni, in maniera intuitiva e scarsamente sintonizzata ai bisogni del territorio, ha portato avanti delle scelte discutibili.
“Cosa avremmo potuto fare per evitare l’ennesimo caso di violenza?”
Domanda vuota che necessita di un pieno consapevole e responsabile.
Cosa ha fatto la Calabria per prevenire tutto questo?”
Risposta piena, densa di numeri e di statistiche che raccontano tutto tranne azioni significative per promuovere salute psicologica in una terra povera di servizi ma assetata di bisogni poco ascoltati.
Ed è proprio da lì che bisogna partire, dall’ascolto attivo, quotidiano di una popolazione che fatica a riconoscere i segnali perché a sua volta scarsamente accolta, ascoltata e sostenuta. Tutto questo può solo favorire espressioni di violenza, di vergogna e di omissioni, mentre tutto scorre e riduce occasioni di cambiamento e crescita.
La salute psicologica parte dalla famiglia e da come questa sia stata accudita e sostenuta in questo processo delicato ed evolutivo. Perché per imparare ad accudire e sostenere i propri figli bisogna essere stati accuditi, sostenuti e ascoltati. E se questo sostegno manca, perché i numeri dei servizi forniti nella nostra regione ci riportano violentemente ad una realtà scomoda, allora è come costruire un palazzo a cui mancano fondamenta solide . Perché è questo quello che manca davvero, manca un progetto. Un progetto di prevenzione, di ascolto, di spazio accessibile a tutti, perché la saluta psicologica è un diritto e come tale va promosso, tutelato e rispettato.
Ma per la legge dei grandi numeri, Melito è un dato scomodo, un qualcosa che non doveva esserci ma c’è. Un imprevisto che può essere gestito strategicamente, in un lasso temporale che ha un inizio e una fine, ma che rimane lì e basta.
Ecco perché continua a mancare il progetto.
Un progetto regionale che considera il territorio, gli erogatori di servizi, i servizi stessi, gli operatori e le associazioni che da anni provano a fare la differenza in un spazio non sempre accogliente e facilitatore. Perché chi dovrebbe erogare i servizi, lo fa in maniera parziale, taglia, sposta, trasforma ruoli e competenze in un’assurda alchimia che confonde e nebulizza disagi e malumori di un sistema che non funziona.
E mai inizierà a funzionare, se continueremo nella nostra quotidianità di sempre, dimenticando Melito e tutte le donne e i minori vittime di violenza in una Calabria che non ti aspetti. O forse si.
Come operatori della Salute Psicologica noi rivendichiamo la possibilità di poter agire e metterci in ascolto del territorio attraverso azioni concrete di prevenzione. Ci riconosciamo la possibilità di sostenere, cogliere e accogliere i disagi, in sinergia di un sistema sanitario regionale che valorizzi le competenze e le professionalità, promuovendo la cultura del rispetto attraverso un’alfabetizzazione emotiva, base sicura da cui partire per creare le fondamenta di una Calabria consapevole e responsabile.
ORDINE PSICOLOGI DELLA REGIONE CALABRIA