ELENCO PARTECIPANTI – Corso Formazione OPC – Il Lutto oggi (10 crediti)

>>ISCRIZIONI CHIUSE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI CON E SENZA ECM<<

Sarà pubblicato l’elenco partecipanti con ECM al raggiungimento dei 100 posti disponibili. Allo scadere delle iscrizioni (giorno 14.06.2019) sarà pubblicato l’elenco uditori (senza ECM), considerando la capienza massima della sala (circa 140 posti).

ABSTRACT:

Descrivere oggi il lutto è probabilmente assai più complesso che farlo in passato.

La comunicazione all’interno dei gruppi umani ha raggiunto un livello di complessità tale da rendere molto difficile raccogliere informazioni che possano organizzare discorsi integrati e unitari. Soprattutto è difficile arrivare a sistematizzazioni che riescono a mantenersi coerenti nel tempo. Oggi le idee invecchiano in fretta, anche se ci soccorrono le descrizioni emotive che sembrano mantenere un discreto livello di ridondanza nel tempo. Sembrerebbe che i vissuti emotivi siano simili nei secoli, ma le modalità di affrontare le perdite variano secondo il periodo storico, quindi basi comuni, ma sufficientemente sensibili ai contesti storici che cambiano. In tema di esperienza di lutto oggi, forse più di ieri, dobbiamo aggiornare il nostro vocabolario e le nostre narrazioni. Infatti esistono oggi, più di ieri, fenomeni nuovi per alcuni gruppi sociali, esperienze mai affrontate prima per le quali non si hanno a disposizione idee che le accompagnino (vedi per esempio la privatizzazione delle ceneri e gli effetti sul lutto). Molte delle idee relative al lutto oggi sono obsolete. Il lutto nella società occidentale moderna sembra aver subito enormi influenze contestuali.

Servono idee nuove. Non idee che nascono dal nulla, nuove perchè mai pensate, nuove per il contesto in cui viviamo, non importa da dove esse arrivano, quanti anni hanno, ma nuove relativamente a se e come sono state utilizzate. Se possono essere di aiuto nel presente, sollevando anche lo sguardo al futuro.

Le persone non esistono nello spazio vuoto. Lo spazio che attraversano è uno spazio storico, narrato, ricco di contaminazioni, co-costruito, ‘significato’, talvolta svuotato di qualsiasi semantica riconoscibile dai più o da quegli osservatori chiamati a descrivere determinati fenomeni.

Oggi è necessario allargare la visuale.

Cercherò ovviamente di tracciare una possibile mappa, limitata, come tutte le mappe (Bateson, 1972), ad alcune rilevanze che ho raccolto nel mio lavoro.

La modalità di procedere non cercherà il rigore cartesiano, piuttosto quello dettato dalla giustapposizione di pensieri utili a descrivere, a mio parere, alcuni comportamenti relativi alle perdita. Il mio sarà un tentativo di connessione tra elementi che, a mio parere, se visti in relazione tra loro possono offrire una diversa posizione nella relazione d’aiuto.

Una prima idea semplice che vorrei considerare è relativa alle forme del morire in relazione al lutto. L’ipotesi che ne segue mi suggerisce che i tempi, ma, soprattutto, i modi in cui una persona muore possono influenzare in maniera importante il lutto di coloro che con la persona defunta hanno un legame. L’effetto di questa idea offre molte opportunità soprattutto nell’ambito delle Cure Palliative per agire in una logica di prevenzione delle complicazioni del lutto rispetto a ciò che può dipendere dalle relazioni d’aiuto. Poco o relativamente poco si può fare in questi contesti in relazione alle storie familiari che inevitabilmente indirizzeranno buona parte del lutto futuro.

In questo senso è bene distinguere le perdite annunciate dalle perdite improvvise, poichè nel primo caso spesso le cose vanno in maniera assai diverse che nel secondo.

Una, seppur semplice,  definizione di lutto: potremmo intendere per ‘lutto’ quel periodo della vita che succede alla perdita di una persona con la quale si aveva un legame e che comporta un cambiamento di tipo 2 per la nostra vita. Il lutto può essere anticipato nel caso di morti annunciate da decorsi di patologie cronico-generative.

Innanzitutto si capisce un’altra cosa che sfiora il banale, ma che sottolinea piuttosto la complessità delle esperienze e la loro frammentarietà: non esiste il lutto, ma i lutti. Tanti quante le persone?  A quali lutti ci riferiamo? Quelli per la perdita di chi? Del figlio? Del partner? Del genitore? Di un fratello/sorella? Di un nonno? Di un amico? Di noi stessi?

Non solo dobbiamo pensare per per chi facciamo un lutto, ma per cosa? Cosa viene a mancare? L’affetto? Il calore? Il corpo? Il denaro? La sicurezza? La quotidianità? Le relazioni? Il futuro? La protezione? La stabilità? L’odore? Il contatto? Il sesso? Il fare le cose insieme? Litigare? Amare? Sentirsi amati? Dipendere? Il sentirsi ‘coppia’/’famiglia’?

Nel lutto è fondamentale considerare l’esperienza soggettiva all’interno del contesto sociale in cui essa si manifesta. L’unità di riferimento è la persona-ambiente, considerando cioè la persona intimamente connessa alla rete delle sue relazioni di cui ne è una parte.

Il seminario cercherà di affrontare la dimensione soggettiva e contestuale dell’esperienza del lutto.


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