Il bisogno di assistenza psicologica non è più rimandabile. Ma nel 2019 solo 1 cittadino su dieci con problemi di salute mentale accede ai servizi pubblici. Dal 2013 al 2018 il personale è calato di 646 unità. E se si guarda ai territori, la situazione è ancora più allarmante: in Calabria ad esempio ci sono solo 80 dipendenti. L’ordine e 19 società scientifiche hanno scritto una lettera al governo.
La situazione più tragica però è in Calabria. “Fino a dieci anni fa c’erano 300 psicologi nel servizio sanitario calabrese, ora siamo rimasti un’ottantina, sebbene i Lea da soddisfare siano molti di più, e scenderemo entro giugno a 50 unità a causa dei pensionamenti se non si procede con nuove assunzioni” fa un triste punto Armodio Lombardo, presidente dell’ordine degli psicologi calabrese e responsabile del centro di salute mentale di Mesoraca (Crotone). “Già adesso, in queste condizioni, non riusciamo a ottemperare ai Lea – prosegue -. In uno dei tre centri di salute mentale dell’ASP di Crotone non c’è neanche uno psicologo, è rimasto soltanto uno psichiatra per tutti gli assistiti. In due consultori su tre mancano gli psicologi perché andati in pensione. Anche l’unico SERT è sprovvisto di psicologi e le attese sono incalcolabili”. La fascia di età 0-18 è completamente abbandonata. Bambini e adolescenti con autismo, disturbi dell’apprendimento, del linguaggio, del comportamento alimentare, con problemi d’ansia o di condotta non possono contare sulle strutture pubbliche del territorio. Perché, denuncia Lombardo, “in tutta la Calabria non esistono neuropsicologi per i minori”.